nel giardino dei sentieri che si biforcano

gli arcani dei tarocchi sono sono chiavi di lettura, molteplici percorsi che puoi seguire per attraversare un intreccio di diverse opere poetiche


Dilatazione dell'infinito

Sempre caro mi fu quest'ermo colle
murate che ritengono in disparte
vite lontane d'ogni viver molle,

e questa siepe, che da tanta parte
del ciglio d’un burrone già prelude
alle gole inviolabili d'Agharte!

Dell'ultimo orizzonte il guardo elude
e dagli orridi deserti devastati,
e dai fetidi miasmi di palude.

Ma sedendo e mirando, interminati
squarci di cielo dai bagliori strani,
vampa solare, nubi e costellati

spazi di là da quella, e sovrumani
calori d’abbacinanti comete,
clamori assordanti ora, poi arcani

silenzi, e profondissima quiete
— che nel divino sentimento invoco
sì arso dagli spasmi della sete —

io nel pensier mi fingo, ove per poco
tempo resto a rimirar sgomento;
ma l’animo resiste e seppur fioco

il cor non si spaura. E come il vento
sibila fra le punte del cancello
che sbarra il camposanto e a stento

odo stormir tra queste piante, io quello
sconcertante, burrascoso, feroce,
trepidante, spaventoso, e bello

infinito silenzio a questa voce
levata dal profondo dell’Averno
— flebile sussurro, eppur atroce —

vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
qual Ente perfetto e indifferente
distante sia dal ciel che dall’inferno

e le morte stagioni, e la presente
età che più di tutte pare impesta
e futile, frustra e furba e furente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa
e quelle vago, sbalordito, io,
senza risoluzione, e in tal funesta

immensità s'annega il pensier mio:
la gente è là sul molo a salutare,
io sono qua sul ponte a dire addio,

e il naufragar m'è dolce in questo mare.